Deceuninck-QuickStep, Julian Alaphilippe riflette sulle stagioni: “Non so quando, ma ci sarà un anno Giro. Sempre rimettersi in discussione”

Julian Alaphilippe tra passato, presente e futuro. Il due volte campione del mondo ripercorre alcune delle stagioni chiave della sua carriera, riflettendo anche su alcuni anni speciali che devono ancora arrivare. Reduce dal suo primo “anno iridato”, che è anche il titolo del suo libro, il portacolori della Deceuninck – QuickStep ricorda dunque per Ouest-France anche i suoi anni ciclocross e militari, ma anche quelli della svolta e della maturità, mentre ammette che gli anni del dubbio sono sostanzialmente tutti.

Bisogna sempre rimettersi in discussione, mai adagiarsi sugli allori – spiega – Penso che questo sia un mio punto di forza, ripartire sempre da zero. Anche dopo le grandi vittorie, dopo le grandi stagioni, ho dei dubbi. Ora, sono appena diventato nuovamente campione del mondo, ma mi sono fermato e ovviamente ho tanti dubbi rispetto a quando si riprenderà. Non mi dico ‘sono campione del mondo, quindi sono tranquillo’ perché potrei anche essere fermo al momento della ripresa. Sinceramente mi dico ‘come posso fare per vincere di nuovo tra qualche mese?’ Sono questi dubbi che mi hanno fatto crescere fino ad arrivare al massimo livello. Ogni anno ci sono incertezze e dubbi. Ovviamente, ci sono momenti più facili e momento più difficili, ma non avere certezze è importante”.

Se il 2018 è stato l’anno della svolta, “con la vittoria alla Freccia Vallone davanti Alejandro Valverde” e il 2019 è stata quella della maturità, che gli ha fatto capire “di aver saputo canalizzare me stesso in bici”, ci sono ancora dei traguardi da raggiungere. Tra questi il più atteso per molti è quando deciderà di fare del Tour de France un obiettivo di classifica, cosa che non ha ancora mai fatto e che attualmente ripete non essere di attualità. “In ogni caso, il giorno in cui decido di puntare tutto sul Tour, non andrò a strillarlo ai quattro venti visto che già così c’è abbastanza pressione”, aveva commentato a proposito nei giorni scorsi.

Parlando di corse a tappe, il Giro d’Italia è l’unico a cui non ha ancora mai partecipato. Difficile da inserire nel programma quando si corrono sia Ardenne che la Grande Boucle, la Corsa Rosa è comunque per lui una corsa speciale e non nasconde la voglia di esserci (anche se non sarà chiaramente quest’anno). “Non so ancora quando sarà, ma ci sarà un anno Giro – spiega – È sicuro. È una corsa che voglio fare e che voglio scoprire. Voglio fare tutte le grandi corse prima della fine della mia carriera, quindi fa parte dei miei piani, assolutamente”.

Classe 1992, il francese è chiaramente nel momento clou della sua carriera e ovviamente non pensa al ritiro: “Avrò presto 30 anni, ma il giorno in cui comincerò a pensare al ritiro non sarà un buon segno. So che mi resta ancora qualche anno, se poi saranno cinque, sei o sette non so. In ogni caso, sono ancora molto motivato e questa è la cosa più importante. Il giorno in cui non sentirò più quel fuoco dentro, in cui farò fatica a darci dentro, a divertirmi in corsa o sentirò di non essere più performante, non andrò a trascinarmi in corsa. Spero che sarà il più tardi possibile…”

Per il momento dunque non c’è neanche un riflessione su quello che arriverà dopo la sua vita da ciclista professionista. “Sono talmente concentrato sulla mia carriera, che richiede così tanto impegno e sacrifici, che non sto a riflettere al dopo – aggiunge – Sono pienamente concentrato sul presente, non posso permettermi di darmi solo a metà oggi. Il giorno in cui non sarò più a tutta e comincerò a pensare al dopo, vuol dire che la fine si sta avvicinando, no?

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